CLAMOROSO AL CIBALI

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Consolini al Cibali«CLAMOROSO AL CIBALI»                                     Corbett

Lunedì 24 ritorna l'atletica leggera
di Michelangelo Granata

L'atletica leggera ritorna allo Stadio Massimino di Catania. Lunedì 24 ci sarà il primo appuntamento con il «Festival del Mezzofondo», valido come seconda prova del Grand Prix Provinciale di corsa, del circuito Young Challenge e Assoluti Challenge. «Clamoroso al Cibali, ha segnato il Catania». Era

la trasmissione radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto e la leggenda nacque più di mezzo secolo fa, da allora è stata tramandata oralmente, come succede per tutti i miti. Siamo al 4 giugno del 1961, l'Inter in corsa per lo scudetto giocava l'ultima giornata a Catania, in attesa di recuperare il match con la Juventus capolista. All'andata, i nerazzurri avevano vinto 5-0 con quattro autoreti ed Helenio Herrera, mago della tattica e un po' meno della diplomazia, definì i rossazzurri «una squadra di postelegrafonici». I «postelegrafonici», se la legarono al dito e al ritorno, senza aver nulla da chiedere al campionato, giocarono la partita della vita e dell'orgoglio. Castellazzi mandò una palla all'incrocio, Calvanese segnò un "golazo". E lì, sul 2-0, nacque probabilmente l'esclamazione, il verso, la frase musicale. «Clamoroso al Cibali». Già. Quartiere di Catania e nome di quello stadio dove un gol inatteso divenne musa. La frase è attribuita a Sandro Ciotti, eppure non c'è documento audio che possa testimoniarlo. E il Cibali oggi è diventato lo stadio Angelo Massimino, il compianto presidente rossazzurro. «Clamoroso al Cibali è un verso che segue le regole del linguaggio poetico - dice il professor Paolo Noto, che insegna storia della radio al Dams di Bologna - c'è l'allitterazione, c'è l'assonanza. Veicola emozioni, più che informazioni. E voglio pensare che Ciotti, quando pronunciò questa frase, volesse raggiungere un risultato di questo tipo».

Vecchio Cibali, non sei più tu, simbolo della squadra rossazzurra, palcoscenico del primato italiano di Adolfo Consolini, entrato nella leggenda. Il disco del «gigante buono» di Costermano - di cui si celebra quest'anno il centenario della nascita - nella pedana scintillante del Cibali, il 10 novembre 1955, atterra a 56,31. La stagione di Consolini è lunga e programmata per raggiungere l'apice della forma in novembre-dicembre, poiché quello è il periodo in cui, nel 1956, si svolgeranno i Giochi Olimpici a Melbourne. Il suo record europeo di 55,47 nel 1950 gli viene tolto prima dal magiaro Ferenc Klics (55,79) nel 1954, poi dal cecoslovacco Karel Merta (56,47 e 56,69 nel 1955), ma il motore di Consolini entra in carburazione proprio nel momento desiderato. Ecco l'acuto a Bellinzona, un mese dopo la gara indimenticabile del Cibali. Siamo nell'intervallo di una modesta partita di calcio, Adolfo l'11 dicembre spara a 56.98, miglior misura mondiale dell'anno e nuovo primato europeo. «Era il mio ultimo più grande desiderio - sbotta Consolini - spero di essere in questa stessa forma esattamente in questo periodo fra un anno».

Dal disco all'alto, trascorrono 31 anni, lo svedese Patrik Sjöberg il 13 settembre 1986 nell'alto, superati i 2,34, tenta il mondiale (2,41 del sovietico Igor Paklin nel 1985) a 2,42 e lo fallisce ...alla luce dei fari dell'ambulanza di servizio e di cinque auto. Davvero clamoroso, accade anche questo al Cibali! Neanche un anno e nel 1987 l'atleta di Göteborg, il 30 giugno a Stoccolma riuscirà nell'impresa, mancata a Catania per i riflettori spenti allo Stadio, elevandosi a 2,42; il 6 settembre ai Campionati Mondiali di Roma vincerà a sorpresa la medaglia d'oro con 2,38.

Ancora clamoroso, non più un Cibali fatiscente, ma uno Stadio vero e per l'Universiade 1997 la città di Catania applaude all'atletica leggera regina in sei indimenticabili giornate di gare. Una media di 10-15.000 spettatori al giorno, 20.000 il sabato e 30.000 la domenica nella festa di chiusura, un tifo calcistico per tutti i protagonisti della XIX Universiade. Da Atene (2-10 agosto) a Catania (26-31 agosto): quattro campioni mondiali si confermano con gare che infiammano il Cibali stracolmo. Si tratta dei cubani Ivan Pedroso e Yoelbi Quesada; il sudafricano Marius Corbett; la romena Gabriela Szabo. La zampata di Pedroso a 8,40 nel lungo e il giamaicano James Beckford a 8,35; Quesada atterra a 17,35 nel triplo contro i 17,11 di Urrutia. Capitolo a parte il giavellotto, l'ultimo affondo a 86,50 del gigante 22enne Corbett e tutte le attenzioni della folla per Alberto Desiderio. Il catanese, 72,34 al terzo lancio, 74,86, 73,58, per esplodere alla fine con 77,42, quarto classificato, secondo il cubano Emetrio Gonzales (83,48), terzo l'australiano Gregor Hoegler (81,12) e il pubblico in delirio.

Avvenimento nell'avvenimento il «Festival dello Sprint» con tutte le frecce nere in un tripudio di folla. Sabato 30 agosto nei 200 la 37enne giamaicana Merlene Ottey vince in 22"53 sulla russa Marina Trandenkova (22"84) e l'ucraina Zhanna Pintusevich (22"85), campionessa iridata. Il tempo di un respiro ed ecco l'ingegnere namibiano Frank Fredericks, che regala ai catanesi entusiasti un magnifico 20"04 su John Drummond (20"48). Domenica 31 altri lampi nei 100: la statunitense Gail Devers tira fuori le unghia lunghe come artigli e batte con 11"03 la Pintusevich. Ancora Fredericks, uno sprint da 10"15 davanti a Dennis Mitchell (10"27) e Drummond (10"30).

Cerimonia di chiusura, il Cibali salta in aria, ancora una stella, Liza Minnelli e la sua voce «New York, New York», gli ultimi brividi e Catania saluta i Giochi.