Difficile non mettere un pizzico d'enfasi. Difficile non scivolare nella retorica dopo aver visto quel che si è visto a Berlino. Ma probabilmente, Usain Bolt ha voltato pagina nel libro della storia dello sport. Il suo record dei 100 metri di Pechino, 9.69, frantumato. Polverizzato. Liquefatto. Il display dice 9.58, la cifra del limite portato ben oltre l'estremo, annientando un duro come Tyson Gay, protagonista - involontario - di un altro record: quello di essere "solo" secondo con un tempo come 9.71 (ovviamente primato USA), tredici centesimi dopo l'uragano Bolt, tredici
centesimi prima di un finalmente reattivo Asaf Powell, bronzo in 9.84.
Cifre da leggenda, nello stadio delle leggende atletiche, nello stadio
di Jesse Owens, da oggi, con ogni probabilità, "anche" lo stadio di
Usain Bolt. Avvio strepitoso per tutti e tre, quasi sulla stessa linea,
ma con il giamaicano (quello d'oro) probabilmente un pizzico avanti,
Powell a menare zampate poderose, Gay a mulinare le gambe alle solite
frequenze vicine al fuori giri. Bolt corre, stavolta corre, spinge sul
serio, non si lascia andare come a Pechino lo scorso anno; solo gli
ultimi tre appoggi non sono completamente in spinta, ma il rilassamento
probabilmente non produce perdite sostanziali in termini cronometrici.
Il solco è scavato, c'è luce, e che luce, tra l'uomo fulmine e gli
inseguitori, fino al tuffo sul traguardo: 9.58, il boato dei 70.000
dell'Olympiastadion, la percezione, in tutti, di aver vissuto qualcosa
di epico. Scatta il balletto tutto giamaicano intorno all'anello blu,
Bolt costringe Powell a mimare passi di danza, poi dribbla la
telecamera manco fosse Maradona; Gay sembra una tigre in gabbia, ma poi
cede all'esultanza, sempre contenuta, per l'argento più prezioso,
quello destinato agli umani.
Usain Bolt ancora al record mondiale! Non ci sono più aggettivi per
descrivere le imprese del velocista giamaicano, che pochi minuti fa ha
vinto la finale dei 200 metri dei XII Campionati del Mondo di Berlino
migliorando il primato del mondo correndo in un incredibile 19"19,
undici centesimi meglio del limite da lui stesso stabilito nella finale
olimpica di Pechino. Bolt in quinta corsia, Vento contrario di -0.3
m/s, partenza ancora ottima come nella finale dei cento metri di
domenica scorsa, Bolt ha disegnato una curva assolutamente sublime per
lanciarsi verso il traguardo. Oro a Bolt, 19"19, e la netta impressione
di poter fare ancora meglio. Stavolta non ha affondato fino all'ultimo
metro come a Pechino, ma nel finale ha sofferto un poco. Argento al
panamense Edward in 19"81 e bronzo a Wallace Spearmon in 19"85. Cinque
uomini sotto i venti secondi, col quarto posto di Shawn Crawford in
19"89 ed il quinto dell'altro giamaicano Steve Mullings (19"98).
Fonte: fidal.it
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